Industria audiovisiva italiana, Riforma del Tusma, Produttori indipendenti, Tutele negoziali e contrattuali
Decreto Legislativo 8 novembre 2021, n. 208. Tusma vigente
Attuazione della direttiva (UE) 2018/1808 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 14 novembre 2018, recante modifica della direttiva 2010/13/UE, relativa al coordinamento di determinate disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri, concernente il testo unico per la fornitura di servizi di media audiovisivi in considerazione dell’evoluzione delle realtà del mercato.
Revisione delle quote di investimento in film
Peso dei racconti italiani e produzioni internazionali
Mantenere il valore dei diritti e la proprietà intellettuale nel nostro paese
La riforma del Tusma, in discussione in Parlamento, preoccupa i produttori indipendenti dell’Anica, che hanno esposto in un documento le proprie richieste alle istituzioni.
Oggi le piattaforme devono investire il 20% in opere di produttori indipendenti. Sono investimenti che le piattaforme – che raccolgono ricavi nel nostro Paese – sono assolutamente in grado di sostenere. Come avviene in altri Paesi europei, tra cui Francia e Germania.
La riforma in corso, invece, include la revisione delle quote di investimento in film, serie, documentari italiani ed elimina la norma contenente le tutele verso grandi broadcaster e player globali, con il rischio concreto di lasciare i produttori senza alcuna difesa, a discapito della nostra industria.
Perché? A favore di chi? L’ovvia conseguenza è ridurre il peso dei racconti italiani e favorire le produzioni internazionali.
Per i produttori indipendenti italiani la conferma delle attuali regole e la tutela di condizioni negoziali e contrattuali eque è fondamentale, non solo per una crescita dell’industria audiovisiva italiana, ma anche per mantenere il valore dei diritti e la proprietà intellettuale nel nostro paese. Tali regole devono essere mantenute nel tusma e strettamente coordinate con la regolamentazione relativa al tax credit.
I produttori chiedono “il mantenimento delle esistenti quote di investimento obbligatorio, il rafforzamento delle sotto-quote Italia e Cinema e l’introduzione della sotto-quota Animazione”.
Chiedono che “gli obblighi di investimento siano assolti esclusivamente attraverso forme contrattuali che non li rendano meri produttori esecutivi e che non siano calcolate a questo scopo le spese di distribuzione e promozione”.
Questo “al fine di mantenere e rafforzare i livelli occupazionali raggiunti negli ultimi anni, garantire l’accesso al settore di giovani imprenditori e nuovi talenti, di sostenere la biodiversità dell’industria audiovisiva italiana – composta per lo più da piccole e medie imprese – e di mantenere la titolarità delle idee sulle nostre storie, sviluppate e realizzate in Italia”.
Fonte Anica