Imprese, Management femminile, Finanza sempre più interessata alla diversità di genere
Forum per la Finanza Sostenibile 16 Gen 2018
Cresce l’attivismo degli investitori sul fronte dell’inclusione femminile nel management delle società.
217 anni. È il tempo che ci vorrà per colmare il divario di partecipazione, opportunità e retribuzione fra uomini e donne nel mondo del lavoro secondo l’ultimo “Global Gender Gap Record 2017” del World Economic Forum (WEF).
Il WEF ha sottolineato come il progresso della parità di genere in ambito economico gioverebbe al benessere dell’intero pianeta: infatti, se il gender gap (oggi al 58%) si riducesse al 25% entro il 2025, il PIL mondiale aumenterebbe di US$ 5,3 mila miliardi.
Per quanto riguarda i vertici aziendali, la presenza femminile è ancora limitata. Secondo dati 2016 della Commissione Europea, nei CdA delle principali società quotate dei Paesi UE meno di un membro su quattro (23,9%) è donna.
Inoltre, appena il 5,7% delle società risulta guidato da amministratori delegati di sesso femminile. I dati sono in lenta, ma costante crescita: tra 2010 e 2016 si è registrato un incremento del 12% di donne nei Consigli di Amministrazione; una progressione raddoppiata nei quattro Paesi che hanno introdotto delle misure legislative a riguardo (Belgio, Germania, Francia e Italia).
Diversi studi stanno mettendo in luce i molteplici effetti positivi legati all’incremento della partecipazione femminile nei processi decisionali delle società, sia in termini di qualità, competenza ed efficienza del personale, sia di performance finanziarie.
Un rapporto del 2016 del Credit Suisse Research Institute ha rilevato che quanto più alta è la percentuale di donne nel top management, tanto maggiori saranno i rendimenti per gli azionisti.
Altro esempio è la ricerca “Gender Quotas: Challenging the Boards, Performance, and the Stock Market” dell’Università Bocconi.
A partire dall’analisi degli effetti della legge Golfo-Mosca, che nel 2011 ha introdotto in Italia quote di rappresentanza di genere per i CdA e per i collegi sindacali delle società quotate e a controllo pubblico, lo studio ha rilevato un ringiovanimento e un aumento del livello di istruzione dei vertici aziendali. Inoltre, l’incremento delle donne presenti nei CdA è associato a una minore volatilità dei prezzi delle azioni sul mercato.
Anche alla luce di queste evidenze empiriche, gli operatori finanziari appaiono sempre più propensi a tenere in considerazione il fattore “gender” nell’offerta di prodotti e nelle strategie d’investimento.
Significativa, in questo senso, è l’iniziativa del Government Pension Investment Fund, il più grande fondo pensione al mondo con oltre US$1.400 miliardi in gestione. A luglio il colosso giapponese ha annunciato che investirà nell’indice MSCI Japan Empowering Women, che seleziona società attive nel supportare l’ingresso e l’avanzamento delle donne nel mercato del lavoro.
Sono sempre più numerosi anche gli strumenti che consentono agli operatori di integrare considerazioni sull’uguaglianza dei generi nelle proprie strategie d’investimento: per esempio, lo scorso novembre Lyxor ha quotato il primo ETF in Europa sulla parità di genere, che allocherà capitali in un paniere di 150 società selezionate in base al livello di gender equality.
Inoltre, tre fra le principali società di asset management al mondo (Blackrock, State Street Global Advisors e Vanguard) hanno chiesto alle società investite una maggior attenzione alla diversità di genere all’interno dei CdA.
Particolarmente aggressiva l’azione di State Street che, oltre ad aver promosso la campagna simboleggiata dalla statua della “Ragazza senza paura” installata a Wall Street, ha votato contro la rielezione dei presidenti o dei membri senior dei CdA di 400 società che non avevano preso provvedimenti per incrementare il numero di presenze femminili nei Board.
Iniziative di questo tipo testimoniano quanto gli operatori finanziari possano ricoprire un ruolo importante nell’orientare investimenti verso società attente alla gender equality e nell’incoraggiare le imprese investite a introdurre politiche aziendali in questo senso.
Fonte Borsa italiana